Salario minimo, precarietà, consumi e investimenti: Sud indietro

di Anna Fabi

24 Luglio 2023 11:16

Il Sud ha recuperato crescita ma il lavoro precario e povero resta il punto debole, un terzo sotto il salario minimo: Rapporto Svimez 2023.

In Italia ci sono circa 3 milioni di lavoratori che guadagnano meno dei 9 euro all’ora del salario minimo. Di questi, un terzo si trova nelle Regioni del Sud. I dati sono contenuti nel Rapporto Svimez 2023, il tradizionale studio sull’andamento dell’economia e la società del Mezzogiorno.

Economia in Italia e al Sud

In generale, viene sottolineata «la capacità dell’economia meridionale di tenere il passo con il resto del Paese anche nell’anno in corso», con una crescita dello 0,9%, paragonata al pil 2023 stimato all’1,1%. C’è una dofferenza di soli tre punti percentuali rispetto alle Regioni del Centro Nord.

Non solo: il Mezzogiorno ha contribuito in modo determinante al risultato 2022, che ha visto l’economia italiana crescere di due decimi di punto in più rispetto alla media europea (+3,7 contro +3,5%). Il Sud ha segnato un +3,5%, dunque uno standard di crescita in linea con quello europeo. Resta il fatto che il Sud Italia è ancora di oltre sette punti al di sotto del livello del 2008.

Il mercato del lavoro nel Mezzogiorno

Fra i punti deboli, il mercato del lavoro. L’occupazione negli anni post pandemia è cresciuta, fra il primo trimestre del 2021 e l’analogo periodo 2023 nelle Regioni del Sud la crescita dell’occupazione, +7,7%, è stata superiore a quella della media nazionale, +6,5%.

Per la prima volta dopo molti anni è cresciuta anche la componente a tempo indeterminato (incremento di 310mila unità, +9%, rispetto al +5,5% del Centro-Nord). Ma il lavoro a termine rimane a livelli patologici, soprattutto se confrontato con il resto del Paese e le medie europee. La quota di occupati a termine sul totale dei dipendenti è pari al 22,9% al Sud contro il 14,7% del Centro-Nord.

Soprattutto, nel Mezzogiorno si resta precari più a lungo: quasi un lavoratore meridionale a termine su quattro è occupato a tempo determinato da più di cinque anni, quasi il doppio rispetto al resto del Paese.

Il salario minimo

Anche il tema del lavoro povero è più sentito. In generale, l’alta inflazione ha ridotto il potere d’acquisto dei salari nell’intero paese. In Italia la contrazione è stata del 7,5%, più evidente he nella media OCSE (-2,2% della media OCSE). E il Mezzogiorno segna un -8,4%, anche per effetto della più sostenuta dinamica dei prezzi.

In queste settimane è tornato in primo piano il dibattito sul salario minimo, con una proposta di legge delle opposizioni che chiede di fissarlo a 9 euro l’ora. Una elaborazione Svimez indica che nell’intero Paese risultano circa 3 milioni di lavoratori al di sotto dei 9 euro in Italia, il 17,2% del totale dei lavoratori dipendenti (esclusa la Pubblica Amministrazione). Qui, la percentuale del Mezzogiorno è rilevante: circa 1 milione di lavoratori (pari al 25,1% degli occupati dipendenti) contro i 2 milioni nelle regioni del Centro-Nord (15,9% degli occupati dipendenti).

Consumi e investimenti

Per quanto riguarda gli altri dati del report, è ampia la forbice relativa ai consumi delle famiglie (+1,1% nel Sud contro il +1,7% del resto d’Italia), mentre gli investimenti nel triennio 2023-2025 dovrebbero crescere in maniera più pronunciata nel Mezzogiorno, grazie al fatto che nel 2024-2025 si attendono ritmi di crescita superiori alla media delle regioni centro-settentrionali.

La suddivisione per macro-aree indica che nel Mezzogiorno cresceranno più velocemente gli investimenti in costruzioni, nel Centro-Nord quelli in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto (più direttamente orientati a sostenere la capacità produttiva).