Cassa integrazione: 15 mesi di CIGS per aziende in difficoltà

di Alessandra Gualtieri

7 Luglio 2023 12:07

Proroga di 15 mesi per la CIGS con effetto retroattivo per aziende con piani di riorganizzazione rimasti incompleti nel 2022: pagamento diretto INPS.

L’INPS, nel messaggio n. 2512/2023, ha confermato la possibilità di proroga CIGS per ulteriori 15 mesi per le aziende che non hanno potuto completare i piani di riorganizzazione nel 2022 per motivi non legati al datore di lavoro.

La novità è contenuta nell’articolo 30 del DL 48/2023 (Decreto Lavoro) convertito nella legge 85/2023. L’obiettivo è proteggere i livelli occupazionali delle aziende e garantire un reddito sicuro per i lavoratori coinvolti.

Beneficiari della proroga CIGS

L’estensione della cassa integrazione guadagni in deroga (CIGS) è destinata alle aziende, anche quelle in liquidazione, che avevano già ricevuto un precedente decreto di ammissione ma non erano state in grado di completare i piani di riorganizzazione e ristrutturazione industriale nel 2022 per motivi non imputabili al datore di lavoro.

Durata della proroga

La proroga può estendersi dal 1° ottobre 2022 al 31 dicembre 2023 per un massimo di 15 mesi. Può essere applicata anche in continuità con le protezioni già autorizzate e può quindi avere effetto retroattivo (dal 1° ottobre 2022).

Limiti e deroghe

L’estensione è concessa in deroga a tutti i limiti di durata della cassa integrazione, compreso il limite che restringe le sospensioni del lavoro a un massimo dell’80% delle ore lavorabili nell’unità produttiva per cui si richiede il trattamento.

Proroga fino ad esaurimento fondi

L’approvazione dell’estensione viene concessa con un decreto del Ministero del Lavoro entro un limite di spesa di 13 milioni di euro per il 2023 e 0,9 milioni di euro per il 2024. L’INPS monitorerà la spesa e informerà periodicamente il Ministero: se il limite di spesa viene raggiunto, non saranno accettate ulteriori richieste.

Modalità di pagamento CIGS

Il pagamento della CIGS aggiuntiva sarò effettuato direttamente ai lavoratori. Pertanto, il datore di lavoro è obbligato a inviare all’INPS tutti i dati necessari per il pagamento diretto dell’integrazione salariale entro i termini di legge.

Se il datore di lavoro non rispetta la scadenza dovrà farsi carico di spese e oneri.