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Silver Economy: in Italia ricchezza nelle famiglie con over 65

di Teresa Barone

Pubblicato 19 Maggio 2023
Aggiornato 19:45

Le attuali generazioni over 65 possono contare su un benessere economico maggiore rispetto ai più giovani, ma la pensione non basta: dati e trend.

Il benessere economico è più alto per le attuali generazioni di anziani, sia rispetto ai coetanei del passato sia ai più giovani del presente, che devono accontentarsi di una ricchezza inferiore. Lo si evince dal report dell’Osservatorio Silver Economy Censis-Tendercapital 2023, “I longevi e il risparmio: valori e scelte”.

Uno scenario destinato a consolidarsi ed espandersi nel prossimo ventennio, richiedendo un’offerta di servizi dedicati alla terza e alla quarta età, per rispondere alle esigenze degli over 65.

L’Italia non è un Paese per giovani

Secondo lo studio, oggi una famiglia con a capo una persona con più di 65 anni vanta una ricchezza netta media superiore del 50,8% rispetto a un nucleo familiare guidato da un capofamiglia con età sino a 40 anni.

Non solo: se la ricchezza netta familiare media degli anziani è aumentata del 3,8% in un ventennio, quella delle persone fino a 40 anni è diminuita dell’11,9%. Chi appartiene alla fascia anagrafica compresa tra 41 e 65 anni presenta un calo che arriva fino al 13,5%.

=> Silver economy, terza potenza economica del pianeta

Ad aumentare sono anche le persone che hanno compiuto 65 anni, che ammontano a 14.177.445 e sono destinate a crescere numericamente anche in futuro. Nei prossimi venti anni gli anziani diventeranno 18.953.717 (+33,7%).

Il ruolo delle pensioni

Per quanto riguarda la pensione, il 65,3% degli anziani ritiene che da sola non possa garantire il benessere nella terza e quarta età, tanto che per l’84,6% dei longevi una vecchiaia serena e in condizione di benessere dipende dalla capacità di investire bene il risparmio.

Gli anziani di oggi, tuttavia, sono abbastanza critici nei confronti del sistema di welfare: per l’84,1%, ad esempio, nell’ultimo anno è diventato più difficile accedere alle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale della propria Regione, soprattutto a causa delle infinite liste d’attesa.