Scenari

Intervista al Sottosegretario Federico Freni: “effetto BCE tra mesi, Governo accanto a famiglie e imprese”

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di Claudio Brachino

Qual è l’effetto dell’ultimo rialzo del costo del denaro deciso dalla Bce su famiglie e imprese?

L’effettivo impatto del rialzo di marzo del costo del denaro sull’economia si vedrà solo nei prossimi mesi, perché l’economia, a differenza dei mercati finanziari, si muove con maggiore lentezza. Certamente non sarà un impatto positivo, sia perché i rialzi sono stati consistenti, sia perché sono stati molto veloci; le famiglie si troveranno a fronteggiare rate dei mutui molto più elevate e le imprese troveranno condizioni di accesso al credito bancario meno favorevoli. Il rallentamento dell’economia è stato tuttavia meno severo di quanto inizialmente temuto: la crescita rallenterà ma il rischio di una recessione sembra archiviato. La riduzione dei prezzi energetici ha probabilmente fornito un po’ di “fiato” a famiglie e imprese.

In termini generali questa lotta così netta, così rigida allinflazione non rischia di essere paradossale, cioè di non abbassare più di tanto l’inflazione stessa e di portarci intanto in una pesante crisi economica?

L’inflazione va combattuta con determinazione, poiché è una tassa occulta tra le più inique. Va tuttavia considerata e compresa la natura dell’inflazione: mentre negli Stati Uniti si può a ragione parlare di inflazione da domanda, in Europa quasi due terzi dell’inflazione è riconducibile ai rialzi dei prezzi energetici e a shock di offerta. Ciò nonostante, la Banca Centrale Europea ha deciso di intervenire con forza e determinazione, per evitare che rialzi delle componenti più volatili dell’inflazione si trasferiscano su quella che viene definita l’inflazione di base, la più complicata da combattere. La principale preoccupazione è stata quella di non mostrare tentennamenti, per ancorare le aspettative di inflazione nel medio periodo. Se la medicina somministrata si rivelerà efficace si vedrà nei prossimi mesi. Certamente l’ampiezza e la velocità con cui la Banca Centrale Europea ha agito sui tassi di riferimento solleva dei dubbi e pone dei rischi in termini di impatto sulla crescita e soprattutto, come abbiamo visto negli ultimi giorni, della stabilità finanziaria.

Quanto durerà, o meglio, quando ci sarà un’inversione di tendenza che gli esperti reputano comunque misurata? Insomma non si tornerà mai come prima?

Sui tempi dell’inversione di tendenza per la politica monetaria è ancora troppo presto per fare previsioni. Probabilmente la Bce adotterà un atteggiamento più cauto nei prossimi mesi, data anche la situazione di instabilità sui mercati finanziari e nel settore bancario a livello globale. Già nell’ultimo comunicato del 16 marzo la Bce ha chiarito che l’elevato livello di incertezza rafforza l’importanza di un approccio cosiddetto data-dependent, cioè più flessibile in funzione dei dati  macroeconomici che si renderanno disponibili e dell’evolvere della situazione di tensione sui mercati. Questo tipo di approccio era quello considerato preferibile anche dal Governatore Visco e la notizia non può essere che benvenuta.

Perché i cosiddetti falchi vanno per la loro strada nonostante le critiche non solo della politica ma di illustri tecnici come Panetta, membro della stessa Bce, e Visco, governatore di Bankitalia?

Le decisioni di politica monetaria vengono adottate dal consiglio direttivo della Bce e scontano, come spesso accade in ambito europeo, delle posizioni divergenti e spesso polarizzate. Ad esempio, la Germania insieme a molti paesi del Nord Europa, paesi cosiddetti falchi, sono molto attenti all’inflazione e si fanno da sempre promotori di scelte rigoriste. Tuttavia, il ventaglio di rischi da valutare è molto più ampio, come dimostra l’instabilità dei mercati degli ultimi giorni. Le decisioni sui tassi si riflettono infatti su una molteplicità di variabili macroeconomiche che devono trovare lentamente un nuovo equilibrio. Inoltre, le posizioni polarizzate hanno l’unico effetto di generare confusione sui mercati e minare la stessa credibilità della Banca Centrale.

Cosa farà il governo nei confronti della politica monetaria europea?

Le leve a disposizione del Governo in materia di politica monetaria sono molto limitate. L’autonomia della Banca Centrale Europea è infatti uno dei pilastri dell’Unione. Il Governo può tuttavia alimentare un dibattito costruttivo e continuare il dialogo nelle sedi europee per segnalare i rischi per l’Italia e per l’Europa derivanti da alcune scelte di politica monetaria. Proseguire inoltre, come fatto fino ad ora, sulla strada dei conti in ordine, aiuta a fugare ogni dubbio sulla finalità di tali “critiche” e a non alimentare speculazioni sui mercati.

E per aiutare famiglie e aziende in difficoltà? La Lagarde dice alle banche di ritrattare i mutui, voi che parte potete fare?

Sul fronte di famiglie e aziende in difficoltà l’attenzione del Governo è sempre alta. Si è intervenuti in primo luogo aiutando famiglie e imprese sul fronte dei rialzi dei prezzi dell’energia. Ora valuteremo, nei limiti di quanto consentito, come supportare famiglie e imprese rispetto al caro mutui: consapevoli, però, che l’autonomia negoziale è un principio cardine del nostro ordinamento e che la sua compressione costituisce da sempre un caso eccezionale.

A proposito di banche, il fallimento della Silicon Valley Bank prima e la crisi della Credit Suisse poi, significano cosa? I risparmiatori italiani possono dormire sonni tranquilli?

Il fallimento della Silicon Valley Bank e di Credit Suisse hanno cause e genesi profondamente differenti. La crisi della Silicon Valley Bank è stata causata da una gestione tra depositi e investimenti a lungo termine non bilanciata e da una regolamentazione troppo ‘leggera’; la crisi di Credit Suisse aveva già da tempo evidenziato situazioni di cattiva gestione. Ma il segnale che arriva sui pericoli derivanti dall’instabilità finanziaria è forte e chiaro. Un rialzo così repentino del costo del denaro porta infatti non solo un conto salato per famiglie e imprese, ma può far detonare alcune situazioni caratterizzate da maggiore fragilità. L’instabilità finanziaria è un pericolo meno visibile ma che può avere effetti più preoccupanti. Per questo le Banche centrali si sono attivate tempestivamente e con azioni anche coordinate, per rassicurare che l’azione ove necessaria sarà tempestiva e che si è pronti ad intervenire per fornire liquidità. Per quello che riguarda i risparmiatori italiani possiamo affermare che le regole adottate a livello europeo a seguito della crisi del 2008 hanno aumentato i livelli di sicurezza e che le banche in Europa sono vigilate meglio che altrove.