Nel Mondo delle Pmi

Controllo di gestione, la carta segreta per le PMI

Scritto il

di Paolo Cova

Con un controllo di gestione adeguato le PMI italiane potrebbero crescere molto di più di quanto riescano a fare ora, e potrebbero conseguire risultati finanziari tali da porle ai vertici dell’Europa. Ne è convinto Antonio Quintino Chieffo, presidente di AC Finance, che si pone come interlocutrice previlegiata per chi vuole fare impresa al meglio.

Il controllo di gestione è quel controllo extracontabile che determina puntualmente le marginalità e il cash flow aziendale.

Due fattori che, secondo Chieffo, se tenuti monitorati day by day possono risultare decisivi nel prevenire difficoltà, pianificare eventuali correttivi, raggiungere gli obiettivi aziendali.

«La maggior parte delle aziende italiane, e addirittura otto PMI su dieci, usa il sistema bancario per farsi anticipare il credito a breve. Lo fanno per evitare che, in attesa dell’incasso (in genere a 60-90 giorni), eventuali accadimenti possano mettere in difficoltà l’impresa. Facendosi anticipare dalle banche l’importo della fattura le aziende fanno cassa. Ma, e qui sta il punto, perdono marginalità. Continuando a fare debito l’imprenditore non riesce certo a risolvere eventuali problemi del modello di business. Un’azienda veramente virtuosa non dovrebbe farsi prestare i soldi dalla banca».

La realtà però è un’altra: «l’imprenditore italiano, in media, conosce bene il suo business, dal punto di vista tecnico. Siamo tra i migliori, in Europa, nel problem solving davanti a difficoltà impreviste. Pure, i controlli su fatture e contabilità sono stringenti. Ma quasi nessuno fa controlli extracontabili, della serie: quanto ho pagato la materia prima, quanto l’ho trasformata, quante ore di lavoro ha richiesto quella tal commessa. Si tratta di verificare i dati reali, al di là della contabilità, per capire davvero, andando oltre la stima, quanto costa la mia azienda impegnata in quel certo lavoro». In altre parole, capire se si è in perdita.

Nel fare impresa ci sta che ci siano variabili. Se però le verifico puntualmente, posso fare – ove necessario – variazioni e aggiustamenti.

Di qui il controllo di gestione: «In genere le grandi aziende hanno un direttore finanziario. Le PMI invece non hanno competenze interne al riguardo e si affidano quindi a società o a consulenti esterni. Purtroppo spesso il piccolo imprenditore non avverte nemmeno il problema del controllo di gestione, abituato com’è a lavorare con la banca e a tener d’occhio i soli flussi di cassa, che spesso sono quasi nulli. Nella PMI un controllore esterno di gestione va visto non come il professionista che ti fa ottenere credito ma come colui che ti ottimizza i flussi finanziari.

Purtroppo sovente il controllore esterno è visto come un costo immediato e non come un’opportunità che porta benefici nel medio-lungo periodo. Il controllo di gestione andrebbe fatto da tutte le aziende con un fatturato superiore al milione di euro e che anticipano il credito a breve rivolgendosi alle banche per pagare fornitori e stipendi, cosa che dovrebbero invece fare usando la cassa. L’80% delle aziende ha cash flow negativo: hanno sempre bisogno di anticipare il credito, rinunciando a maggiori marginalità. Ben poche fanno controlli giorno per giorno sulle fatture scadute da incassare».