Crack SVB, le banche italiane non temano il rischio contagio

di Barbara Weisz

14 Marzo 2023 19:05

Rischio contagio dopo il crack SVB: le autorità rassicurano sulla stabilità del nostro sistema bancario ma auspicano un allentamento da parte della BCE.

Le autorità finanziarie ed economiche del Paese tranquillizzano risparmiatori e imprese: il fallimento di Silicon Valley Bank non mette a rischio la solidità del sistema bancario italiano ed europeo, per una serie di motivi spiegati anche dal ministero dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dal presidente ABI (Associazione Banche Italiane) Antonio Patuelli e dal Commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni.

SVB è una banca di medie dimensioni (nulla a che vedere con Lehman Brothers, il cui fallimento nel 2008 innescò una crisi finanziaria planetaria), specializzata in una segmento specifico (startup e fintech) sul quale l’esposizione delle banche italiane è limitato. Quindi, non si prevede un effetto domino di dimensioni rilevanti da questa parte dell’oceano. E soprattutto, sottolinea Giorgetti, «il sistema bancario italiano ed europeo è regolarmente monitorato dalle autorità di vigilanza e supervisione», che ne assicurano la stabilità.

In Europa, aggiunge Patuelli, «la situazione appare assai più tranquilla, innanzitutto per la maggiore severità e prudenza delle Autorità di Vigilanza che anche molto di recente hanno sottolineato il consistente rafforzamento medio della solidità delle banche. L’Unione Europea, la BCE e, in essa, l’autorevole Banca d’Italia, hanno fatto e fanno bene a stimolare il mondo bancario europeo a ogni lungimiranza e prudenza, perché occorre sempre prevenire i rischi e difendersi da essi anche con la generale consapevolezza delle banche, degli Organi di Vigilanza e delle Istituzioni europee e nazionali».

SVB non è Lehman Brothers

Per quanto riguarda i possibili parallelismi con Lehman Brothers, in un’intervista al Corriere della Sera, il presidente ABI evidenzia semmai i fattori di divergenza:

  1. quella era una crisi sistemica generata dal crack di tra le banche più grandi al mondo;
  2. da allora sono passati 15 anni cui la UE ha realizzato l’Unione bancaria, con vigilanza unica e aumento delle soglie di patrimonio indispensabile;
  3. le nostre banche hanno 400 miliardi investiti in titoli di Stato che producono riserve di liquidità, e il rischio di minusvalenza si combatte con portafogli obbligazionari non a lunghissima scadenza.

Un altro elemento di differenza con Lehman, è rappresentato dal fatto che in questo caso le autorità americane sono intervenute con il salvataggio, garantendo depositi (anche sopra la soglia dei 250mila dollari) e stabilità del sistema. «Apprezziamo la tempestività con cui le autorità americane sono intervenute» sottolinea, non a caso, Giorgetti.

Dichiarazioni rassicuranti anche da parte del commissario Gentiloni («Non c’è un rischio di contagio diretto dal caso SVB»). «All’interno dell’Unione la presenza della Silicon Valley Bank è molto limitata – segnala tra l’altro un portavoce UE -. Stiamo monitorando la situazione e siamo in contatto con le autorità nazionali competenti. Prendiamo inoltre atto della reazione rapida e decisiva delle autorità statunitensi». Questo non significa che la situazione non sia da monitorare con attenzione. «La possibilità di un impatto indiretto è una cosa che dobbiamo monitorare, ma per il momento non vediamo un rischio significativo», sottolinea Gentiloni. Soprattutto sul fronte delle politiche monetarie.

Riflettori sulla BCE

A tal proposito, Patuelli auspica che «la BCE faccia una riflessione in più rispetto alla decisione già annunciata di aumentare ancora i tassi». L’invito ad allentare le strette monetarie arriva da più parti, anche in considerazione del fatto che l’aumento del costo del denaro dopo anni di tassi bassi sia proprio una delle cause del crack di SVB, innescando la corsa al ritiro dei depositi da parte delle società clienti.

I prossimi giorni su questo fronte sono decisivi. Giovedì 16 marzo si riunisce il board della Banca Centrale Europea per decidere se alzare o meno i tassi. Nelle scorse settimane era stato pre-annunciato un nuovo incremento di 50 punti base ma bisognerà capire se il nuovo scenario suggerirà una politica meno restrittiva.

Anche Giorgetti guarda con attenzione al ruolo della BCE, in chiave di futuri potenziali interventi: «confidiamo che, se necessario, le autorità europee agiscano con la medesima tempestività, valutando le implicazioni per la condotta della politica monetaria e per la stabilità finanziaria».